Ernia Iatale

L’ernia iatale è una malformazione dello stomaco molto frequente. Si stima che sia presente in 6 persone su 10. Più che una patologia vera e propria è una condizione anatomica che può essere congenita o acquisita.
Si tratta di una sorta di risalita di una piccola porzione di stomaco dalla cavità addominale a quella toracica. A separare queste due cavità vi è un muscolo, il diaframma, a forma di cupola con un foro chiamato iato esofageo. Normalmente l’esofago attraversa questo foro e raggiunge lo stomaco posto pochi centimetri più sotto, nella cavità addominale.
Nei soggetti con ernia iatale il foro diaframmatico si allarga facendo sì che una parte di stomaco, risucchiato verso il torace dai movimenti respiratori, possa entrare nella cavità toracica generando, così, l’ernia iatale.
Alla base dell’ernia iatale potrebbe esserci una specifica alterazione genetica; certamente è favorita da particolari condizioni quali obesità, gravidanza, traumi, allenamenti con i pesi, abiti troppo stretti.
L’ernia iatale, di per sé, ha sintomi molto sfumati quali lieve difficoltà alla deglutizione, sensazione di non riuscire a completare un respiro profondo. Purtroppo però l’ernia iatale favorisce il reflusso di acido dallo stomaco all’esofago (reflusso gastro esofageo). I sintomi di questo reflusso includono: bruciore di stomaco, dolore sotto lo sterno, dolore tra le scapole e rigurgiti di cibo acido. Non di rado sono presenti anche sintomi cardiaci (palpitazioni) che inducono i pazienti a rivolgersi, in prima battuta, al cardiologo. Spesso riferiti, anche sintomi a carico della laringe (abbassamento della voce, solletico in gola) e del cavo orale (alitosi, carie da reflusso acido).
Come si cura l’ernia iatale? Per prima cosa bisogna arrivare ad una diagnosi attraverso alcuni esami specifici, quali la gastroscopia che permette anche di diagnosticare l’eventuale presenza di una infezione da Helicobacter Pylori.
La terapia si basa su un’alimentazione controllata, alcuni comportamenti prudenti e sull’uso di specifici farmaci. In specifici casi si può ricorrere ad una terapia chirurgica mini-invasiva.